11 Mar Ex voto: per grazia ricevuta

“Ex voto” è una locuzione latina; l’espressione completa “Ex voto suscepto”, che si potrebbe tradurre in “a seguito di un voto”, indica la formula apposta sugli oggetti offerti nei santuari alle divinità per ottenerne la grazia.
Secondo i migliori lessici latini e secondo gli studiosi, tale formula deriva da vovére, verbo che sta a significare un obbligo liberamente assunto con la divinità; il voto è dunque un atto di religione, un passaggio che stabilisce una relazione tra l’uomo e la divinità, nei confronti della quale ci si impegna a compiere una determinata azione; questo fenomeno di comportamento in rapporto al soprannaturale è tra i più antichi e diffusi, tra i più funzionali e commerciali a livello popolare.
Per il carattere familiare e personale che lo anima, l’ex voto può forse apparire come atto semplice o semplicistico, ma per le stesse ragioni è tra i più genuini e sinceri.
Il voto formulato viene a sostenere la volontà dell’uomo, rendendola ferma nella pratica del bene; il “far voto” e l’adempirlo può, espressamente, essere posto tra i modi di onorare Dio.

Per estensione si chiama Ex voto l’oggetto stesso dell’offerta e costituisce nelle sue varie forme e modi, il segno di un messaggio, di una supplica precedente, di una grazia ricevuta, oppure di un successivo atto di ringraziamento, di una testimonianza pubblica che resta come segno di una presenza sia dell’offerente graziato che del protettore. È dunque un documento storico, che, in quanto tale, testimonia una situazione. Fra le varie tipologie prevalgono quelli anatomici, che rappresentano nella grande maggioranza l’organo malato, gli oggetti-segno della malattia; ma anche talvolta, rappresentazioni di animali.
Gli ex voto sono sempre esistiti in tutte le religioni, prima in quelle pagane, poi in quella cristiana. Nella tradizione cattolica della Controriforma, l’ex voto, in un primo momento, appare come un prodotto abbastanza alto, talora di gara a chi potesse farlo più grande, più bello e più costoso; poi, dalle classi agiate è avvenuto un progressivo trasferimento verso le classi umili, in particolare verso gli ambienti di campagna, con diverse caratterizzazioni, sotto forma della cosiddetta “arte povera”, prodotto di artigianato modesto o di piccola bottega. Ancora oggi il suo attributo prevalente resta la forza comunicativa poichè si tratta di un oggetto che è essenzialmente immagine. Una preghiera tradotta in immagine.

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